Di Nicola Porro (www.nicolaporro.it)
Di tutte le analisi statistiche sulla pandemia che ho avuto modo di leggere, una sola è stata azzeccata in pieno: quella del fisico Alberto Miatello, l’unico che già agli inizi di marzo prevedeva, azzeccandoci in pieno, il giorno esatto di quando sarebbe occorso il picco di massime infezioni. Aveva detto marzo 24 (lo citai su questo blog nel mio pezzullo del 10 marzo) e 24 marzo fu. Si veda il grafico sottostante: il picco di quella che viene chiamata “prima ondata” cade appunto come previsto da Miatello.
Infetti Covid giornalieri in Italia
Decessi Covid giornalieri in Italia
Ora che abbiamo reso il giusto onore al bravo scienziato, non si può non notare la “seconda ondata”. Peggio della prima, direte. No, non esiste alcuna seconda ondata. Guardiamo, nel grafico successivo, l’evoluzione dei casi fatali, che è la cosa che veramente conta.
Tamponi totali contro tamponi positivi giornalieri in Italia
La “seconda ondata” è un’illusione ottica, dovuta alla decuplicazione e oltre del numero dei tamponi, come inequivocabilmente palesa il seguente grafico con, in blu, la curva dei tamponi effettuati, e in giallo la curva dei positivi. Straordinario, vero?
Decessi Covid giornalieri in Europa
Da mesi ripetiamo che le misure di Conte non hanno salvato nessuno: quello che osserviamo, infatti, non è il risultato delle misure del governo, ma l’evoluzione naturale della pandemia. I grafici seguenti la illustrano per Belgio, Francia, Germania, Spagna e UK.
Evoluzione identica ovunque, quindi. Effetto dei lockdown che questi Paesi hanno adottato? No. La pandemia ha avuto la stessa evoluzione in Svezia, dove non si riscontra neanche la “gobba” di decessi che in questi giorni si piangono negli altri Paesi, Italia compresa.
Sappiamo bene che il virus non è scomparso e fa le sue vittime. Ma siamo entro la fisiologia di un male che indubbiamente c’è. Ma non è né il solo e neanche più tanto importante. Osserva il bravo Miatello: le vittime da infarto e malattie cardiovascolari sono oggi più che dieci volte superiori. E aggiunge: studiando l’evoluzione della pandemia nei Paesi dell’emisfero australe, si può prevedere che questa “gobba” scemerà presto, entro un mese da oggi, o poco più.